la favola dietro le immagini ; Giustizia e Verità
Flebile il lamento che scosse la sua essenza, una preghiera per la sua presenza
l’idea lo percepì nell’io profondo e si mostrò nel deserto mondo.
In breve la scorse, figura adagiata nel nulla, anch’essa un idea, agonizzante fanciulla.
Giustizia, divina creatura le si parò al viso per recare conforto, ma tarda era l’ora e irrimediabile il torto.
Così altro non poté fare che vedere Verità tra le sue braccia spirare
Fu immensa tristezza a stringerle il cuore e a colmarle l’anima sincero dolore.
Avvolse Verità in un rosso sudario, la vegliò come se fosse una figlia e quello il suo calvario.
Presto sarebbe venuto il tempo di partire, allontanarsi da quel luogo deserto che aveva visto la verità morire.
Alla luce di un braciere si lasciò riscaldare cercando la forza per andare, così attardandosi vide la rossa creatura avanzare.
Di tanta meraviglia riempiva gli occhi Verità quanto questo abominio rivelava empietà, ma come defunto spirito ancora incarnato cercava di Giustizia la mano sul capo.
Le idee in fondo sono infinite, io e lei eravamo sorelle astri gemelli in un cielo di stelle.
Ma la triste creatura non recava bellezza alcuna, solo uno strano sentire,
come se in fondo la si potesse capire,
Giustizia tremando non si fece ingannare e forse per paura da li volle scappare.
Non c’è fine violento quando anche la logica ha un sentimento,
sola rimase Menzogna senza Giustizia e senza Verità, ora era la sola e unica realtà.
Le idee però sono creature strane vivono fino al compiersi delle loro brame,
in fondo a che serve mentire quando nessuno può la verità più dire ?
Menzogna dunque si arrese al suo fato e in cambio della sorella il suo spirito fu dato.
Ed ora e breve alla fine arrivare, tornò Giustizia per vedere Verità risvegliare.
Sono adesso come madre e figlia, due splendide idee che hanno fatto famiglia.
Siedono insieme nel luogo deserto, attendono che torni Menzogna con sorriso esperto.
presso MuseOrfeo, Via Orfeo 24 (BO)
Testo critico a cura di Eloisa Sturlese
Queste NON sono favole ( Verità e Giustizia )
C’è una forte componente surrealista nell’immortalare le idee su pellicola trasfigurandole in bambole, ma ancora di più si vive un'emozione epidermica nel leggere, immagine per immagine, la trama di questa favola che, come da tradizione letteraria, termina con una morale o monito che dir si voglia;
"… in fondo a che serve mentire quando nessuno può la verità più dire ?"
Marcheselli attraversa trasversalmente il pop, il surrealismo e le atmosfere care a Tim Burton ( esaltate però da colori onirici quasi fantascientifici ) per creare una dimensione che sia, facilmente assimilabile e, al tempo stesso, sia lontana dalla realtà quotidiana, come un angolo di fantasia dove le idee prendono vita e si confrontano tra loro eternamente a far prevalere utopisticamente sempre i valori positivi.
Il supporto istantaneo è sì un amore incondizionato per l’autore ma è anche una scelta stilistica ragionata e voluta.
Grazie all'istantanea Marcheselli riesce a concretizzare, in una tangibile e preziosa serie di pezzi unici, l'aspetto irripetibile di ogni momento valorizzandolo sia come frutto della singola creazione del cuore che come risposta ad una serie di eventi fortuita e caotica, come se a sua stessa fotografia abbia le caratteristiche dei protagonisti delle sue favole.
Eloisa Sturlese